Scultura figurativa

Fabrizio Pozzoli

Biografia

Fabrizio Pozzoli è un artista milanese nato nel 1973 a Milano, dove attualmente vive e lavora. Durante gli studi scientifici, ha sviluppato un interesse per l'ambito grafico e la scrittura, formandosi presso la Scuola del fumetto di Milano, dove ha acquisito abilità nella rappresentazione anatomica della figura umana.

L’evoluzione artistica

Il cammino artistico di Fabrizio Pozzoli ha visto una continua evoluzione nel suo stile e nella sua espressione artistica. Dall'inizio della sua carriera con sculture di filo di ferro, ha ampliato la sua ricerca concentrandosi su volti e caratteri fisionomici e introducendo elementi di ruggine ottenuti naturalmente attraverso l'ossidazione del metallo esposto agli agenti atmosferici.

Negli ultimi anni, Fabrizio Pozzoli ha sperimentato l'utilizzo di nuovi materiali, combinandoli con il filo di ferro per creare riflessioni sulle interazioni tra l'individuo e il contesto sociale. Le sue opere hanno attirato l'attenzione di noti fotografi come Gianni Berengo Gardin e Andreas H. Bitesnich, che hanno documentato il suo processo creativo.

Esposizioni e Riconoscimenti

Fin dai suoi esordi, Fabrizio Pozzoli ha creato opere di sculture metalliche tridimensionali utilizzando filo di ferro, talvolta lasciato alla corrosione della ruggine per ottenere particolari effetti. Nel corso degli anni, ha esposto le sue opere in importanti mostre personali e collettive in prestigiose gallerie d'arte in Europa, America e Asia.

Nel settembre del 2016, dopo la prima mostra del 2013 “Prodromes”, l'artista ha presentato il suo nuovo progetto artistico "Paroxysm" presso la Galleria Cavaciuti di Milano, stupendo il pubblico con la sua creatività e la sua abilità nell'esplorare nuove sfaccettature dell'arte del filo di ferro.

Quotazioni e informazioni

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Pubblicazioni

2013 | Intrecci, Mimmo Iacopino e Fabrizio Pozzoli

Pozzoli inventa dei mondi che riescono a stabilire connessioni con noi e con le nostre vite, mondi che in qualche modo non finiscono una volta usciti dallo studio dell’artista, ma continuano ad evolversi quando le opere entrano nelle nostre case, si relazionano alle nostre vite, si arricchiscono di nuove e inedite storie, quelle della vita di chi le possiede e di chi quotidianamente ci vive intorno.

Immaginare ed immaginarsi nel domani, provare a capire chi siamo e dove stiamo andando è una pratica che ognuno di noi mette in atto frequentemente. Potremmo ritenerlo come un esercizio quotidiano, che consiste nel desiderio di comprendere il proprio Io; una sorta di “me stesso interiore” e molto intimo, quella parte di noi che meglio dovremmo conoscere e con cui dovremmo avere maggiore confidenza, ma che paradossalmente invece spesso ci stupisce, ci spiazza, ci altera provocando odio o ci conquista a tal punto da farci mettere in discussione le nostre certezze costruite con tanta cura e fatica.
Un’illusione eterna, probabilmente impossibile da realizzare, in quanto l’Io non è una sostanza, una materia concreta, un elemento tangibile: l’imprevedibilità è la sua arma migliore!